Page 35 - Le figlie dell'erbivendolo
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spinse il cancello che era chiuso ed entrò, aspettò
           che i leoni aprissero gli occhi, ed entrò, arrivò
           alla porticina chiusa e appena vide che le forbici si
           aprivano la spinse e s’infilò dentro, e si trovò nel
           giardino con le statue, la vasca e l’uccello che
           parla.
           Proprio allora, mentre le zie gongolavano perché
           i due nipoti erano spariti, la sorella, guardò
           l’anello, e vide che era diventato grigio scuro.
           E in quel mentre l’uccello, appena il fratello
           minore gli apparve davanti, gli disse: «Lo vedi
           cosa è diventato tuo fratello? E tua madre gira
           ancora la macina.» «Cosa? Mia madre è stata
           messa alla macina del mulino?» E dicendo queste
           parole, diventò una statua.
           La sorella guardava sempre l’anello, e la pietra
           diventò nera. Povera piccina, non sapendo che
           altro fare, si vestì da paggetto e partì. Cammina e
           cammina, arrivò dal primo romito. «Dove vai
           giovinetto bello?» «Vado dove si trova l’uccello
           che parla.» «Povero figlio mio! Ma va’ avanti, che
           troverai qualcuno più vecchio di me.» Arrivò dal
           secondo, e le capitò la stessa cosa, andò dal terzo,
           che la istruì per filo e per segno, e alla fine le
           disse: «Sta’ ben attento, che se quando l’uccello
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