Page 229 - Bulbul Hezar
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disse fra sé e sé, « ditene anche di peggiori, non me ne importa
             affatto, e non sarà così che mi impedirete di proseguire nel mio

             cammino. » . Arrivò ancora più in alto, tanto da scorgere la
             gabbia e l'uccello, che, partecipando a quella gazzarra
             indecente, cercava di intimidirla, gridando con una voce
             tonante, incredibilmente forte rispetto al suo corpicino:
             - Pazza, vattene, non avvicinarti! -
             La principessa, incoraggiata da quel che si offriva ai suoi occhi,
             raddoppiò il passo. Vedendosi ormai vicina alla meta del suo

             viaggio, giunse sulla vetta, dove il terreno era piano, corse
             dritto alla gabbia e ci mise la mano, dicendo a Bulbul Hezar:
             - Uccello, ti ho preso anche se non volevi, e non mi scapperai.
             Appena Parizade si fu levata il cotone dalle orecchie, l'uccello le
             disse: - Brava signora, non mi vogliate male se mi sono unito a
             quelli che facevano di tutto per conservare la mia libertà. Per
             quanto chiuso in una gabbia, non sono mai stato scontento della
             mia sorte. Ma visto che il mio destino era diventare schiavo,
             preferisco avere voi come padrona, voi che mi avete conquistato

             mostrando coraggio e nobiltà più di chiunque altro al mondo. E
             da questo momento giuro la mia più totale sottomissione ai
             vostri comandi. Io so chi siete, e grazie a me apprenderete che
             voi stessa non sapete chi voi realmente siate, ma verrà il giorno
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