Page 197 - Bulbul Hezar
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uso doveva farne, come aveva fatto col principe Bahman. Dopo
averlo messo in guardia perché non cedesse alla paura quando
avesse sentito le voci, senza poter vedere anima viva, e, per
quanto fossero terrificanti, non interrompesse l’ascesa finché
non avesse visto la gabbia con l’uccello, lo congedò.
Dopo aver ringraziato il derviscio, il principe Perviz rimontò a
cavallo, lanciò la palla davanti a sé, e spronando il cavallo la
seguì. Quando finalmente giunse ai piedi della montagna, vide
che la palla si era fermata, e scese a terra. Prima di muovere un
passo per salire, si fermò qualche istante, per rimemorare gli
avvertimenti che aveva ricevuto dal derviscio. Poi si fece
coraggio e salì, deciso ad arrivare fino alla cima del monte.
Aveva fatto cinque o sei passi quando sentì alle sue spalle una
voce, che gli parve molto vicina, come di un uomo che lo
chiamasse e lo insultasse gridando: - Aspetta, temerario, che
devo punirti per la tua audacia!
Questo oltraggio fece dimenticare al principe Perviz tutti gli
avvertimenti del derviscio: mise mano alla sciabola, la sfoderò e
si voltò per vendicarsi. Ma ebbe appena il tempo di vedere che
dietro di lui non c’era nessuno: fu trasformato in una pietra
nera, come il suo cavallo.
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