Page 219 - Bulbul Hezar
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Lei monta a cavallo, lancia la palla davanti a sé, la
           segue, e sale senza spaventarsi per il rumore e senza
           volgere il viso. Più si avvicina, più il frastuono
           raddoppia.  Viene offesa come donna. Anche l’uccello è
           della stessa partita, la maltratta con una voce che
           stupisce, viste le sue dimensioni. Lei vede la gabbia, la
           raggiunge. Se ne impadronisce. L’uccello si addolcisce,

           la loda come merita, le dice che lui sa bene chi è lei,
           che lui è suo schiavo e che lei deve solo dire cosa
           desidera. Gli chiede dov’è l’acqua gialla. Lui glielo
           insegna e lei ne prende un po’ con una boccetta
           d’argento che ha portato con sé. Gli chiede dell’albero,
           che è grandissimo. Lei gli dice che non può portarlo.







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